Nelle patologie neurologiche, in seguito a una lesione del sistema nervoso centrale si hanno delle alterazioni della sfera motoria che impediscono alla persona di relazionarsi nel modo corretto con il mondo e quindi di conoscere correttamente le informazioni che provengono dal proprio corpo e dall’ambiente. La riabilitazione neurocognitiva nasce con l’obiettivo di fornire un percorso di recupero ai soggetti interessati da queste patologie.
La riabilitazione neurocognitiva è un metodo riabilitativo che si basa sulla teoria neurocognitiva, ideata dal Prof. Carlo Cesare Perfetti negli anni ’70. Secondo questa teoria, per giungere a un movimento evoluto che riporti il paziente a un’azione ottimale, è necessario adottare modalità che impegnino il corpo e la mente in maniera unitaria e integrata. In sostanza, il corpo, per conoscere il mondo, ha bisogno dell’aspetto cognitivo. Da qui, il fatto che nel processo di recupero in seguito a una lesione la sfera motoria e quella cognitiva non possano essere effettivamente distinte ma debbano essere necessariamente integrate.
La riabilitazione neurocognitiva dell’età evolutiva
La riabilitazione neurocognitiva dell’età evolutiva è dedicata ai bambini colpiti da patologie neurologiche del sistema nervoso centrale di tipo congenito, come le paralisi cerebrali infantili, o acquisite (ad esempio l’emiplegia in seguito a eventi ischemici, emorragici o tumori cerebrali), patologie neurologiche di tipo periferico (come ad esempio le paralisi ostetriche di spalla o altre lesioni dei nervi periferici), oppure affetti da ritardo psicomotorio, ad esempio in alcuni nati prematuri o in sindromi genetiche. Attraverso questo metodo si possono inoltre trattare anche patologie del sistema muscolo-scheletrico o di tipo ortopedico e difficoltà di coordinazione motoria legate ad alterazioni nella progettazione del gesto (disprassia, alcuni disturbi di apprendimento).
Nel bambino la conoscenza del mondo deriva dall’esperienza che fa, questo fa sì che in presenza di movimenti patologici ci sarà una difficoltà nella percezione sensoriale, di conseguenza l’interpretazione del mondo e la consapevolezza del proprio corpo risulteranno alterate, riflettendosi a loro volta nella capacità di apprendere nuovi movimenti.
Quello che si osserva, soprattutto nelle patologie di tipo neurologico, è un movimento rigido, stereotipato e scarsamente variabile. Questo perché un processo di recupero spontaneo o non adeguato fa emergere schemi motori elementari e qualitativamente scarsi, che non permettono il raggiungimento di un livello di autonomia soddisfacente.
Gli esercizi del percorso di riabilitazione neurocognitiva
Dopo un inquadramento iniziale che prevede un colloquio di conoscenza con il bambino e i genitori, si effettua una prima valutazione che, attraverso l’osservazione diretta di tipo comportamentale e tramite le informazioni riportate dai genitori, permette di definire una serie di obiettivi da raggiungere che hanno lo scopo di migliorare la qualità di vita quotidiana del bambino. Viene quindi strutturato il trattamento attraverso la proposta di esercizi creati appositamente per il raggiungimento degli obiettivi stabiliti. Periodicamente vengono valutati i progressi e in base a questi si modificano gli esercizi.
Gli esercizi sono pensati come “problemi conoscitivi”, progettati in base all’elemento o agli elementi della patologia da modificare e superare. Il bambino è guidato manualmente e verbalmente dal terapista a interagire con specifici “sussidi”, oggetti che permettono la raccolta di certe informazioni (tattili, cinestesiche, somestesiche, pressorie, visive) attivando processi cognitivi (percezione, attenzione, memoria, problem solving) volti alla costruzione di nuove conoscenze e all’elaborazione di schemi motori più corretti.
Tutto ciò avviene canalizzando l’attenzione sulle informazioni che di volta in volta risultano carenti, per far sì che il cervello possa interpretarle in maniera più corretta e dare come risposta un movimento più adeguato all’ambiente, quindi più ricco e più variabile.
Ad esempio per conoscere e decifrare nel modo più efficace possibile le informazioni di tipo tattile possono essere utilizzate tessere con trame diverse, per quelle pressorie dei cuscini di consistenze diverse, per le informazioni cinestesiche si può guidare l’interazione del corpo con figurine poste di volta in volta in posizioni differenti.
Il ruolo del bambino nel percorso di riabilitazione neurocognitiva
La particolare efficacia di questo metodo è data dal fatto che il bambino è parte attiva in questo percorso, proprio perché non viene sottoposto a delle manovre passive. Il bambino viene stimolato al fine di attivare i processi cognitivi che permettono l’elaborazione del movimento, quindi attenzione, memoria e capacità di ragionamento.
Anche il ruolo dei genitori è molto importante, a loro è infatti chiesto di riportare al terapista le informazioni sul comportamento del bambino a casa. Questo è fondamentale sia per la fase osservativa che per la strutturazione degli esercizi, che non sono standardizzati ma costruiti su quel determinato bambino con quelle determinate problematiche. Questo permette anche di avere preziosi feedback, legati in special modo a quello che succede a casa, ed agire di conseguenza, modificando eventualmente gli esercizi.