Il cheratocono è una patologia degenerativa della cornea che si manifesta solitamente durante la pubertà e tende a progredire fino ai 40 anni di età in buona parte dei casi. La malattia provoca l’assottigliamento della cornea, che assume progressivamente una forma irregolare, con una sorta di punta che può ricordare un cono. La cornea è una delle tre lenti contenute nell’occhio e il suo ruolo è fondamentale nella messa a fuoco delle immagini.
Per permetterci di godere di immagini perfettamente a fuoco è necessario che la cornea abbia una forma regolare, con una porzione centrale più curva e un’area periferica nella quale la curvatura è meno pronunciata. Quando questa conformazione viene modificata, in seguito all’insorgenza del cheratocono, la visione risulta sfuocata.
Cheratocono: i sintomi
Come già accennato, la progressiva deformazione della cornea provoca una visione sfuocata, compromettendo la normale messa a fuoco al di là della distanza di osservazione. I sintomi del cheratocono sono riconducibili a un astigmatismo irregolare: questo disturbo tende a peggiorare nel tempo e in alcuni casi a diventare difficilmente migliorabile con l’utilizzo degli occhiali e con le lenti a contatto. L’importanza del disturbo dipende comunque da molteplici fattori, tra i quali la localizzazione, l’estensione e il grado di deterioramento del tessuto della cornea. Solo una visita presso uno specialista può sciogliere i dubbi in merito alla diagnosi.
Cheratocono: la diagnosi
Diagnosticare tempestivamente il cheratocono è determinante per evitare che il disturbo raggiunga stadi di sviluppo particolarmente invalidanti. La diagnosi del cheratocono si determina attraverso tre esami specifici:
- La topografia corneale: questo esame è sicuramente il più indicato per la diagnosi del cheratocono e permette di individuarlo anche in fase precoce e di restituire tutti gli elementi necessari per l’analisi della sua evoluzione nel tempo. L’obiettivo della topografia è quello di valutare la curvatura della cornea, restituendo una precisa mappa altitudinale che ne rappresenta la superficie. Nel caso di soggetti portatori di lenti a contatto, è necessario cessarne l’utilizzo prima dell’esame, per un periodo che può variare dai 5 ai 20 giorni.
- La tomografia corneale: si tratta di un esame che analizza la curvatura, l’elevazione e lo spessore del tessuto della cornea sfruttando la tecnologia tomografica. E’ in grado di riconoscere anche i casi di lieve entità e di seguirne l’andamento nel tempo.
- La pachimetria corneale: consiste nella misurazione dello spessore della cornea e nell’elaborazione di una mappatura estesa a tutta la superficie. In questo modo è possibile individuare il punto più sottile
Cheratocono: le cause
Le cause del cheratocono non sono ancora definite con chiarezza. Alcuni studi hanno avanzato l’ipotesi che questo disturbo sia legato a fattori genetici, associati a fattori esterni che ne condizionano l’evoluzione come ad esempio microtraumi da sfregamento o allergie. Fattori di rischio sono rappresentati dalla retinopatia del prematuro, dalla retinite pigmentosa e dalle cheratocongiuntiviti primaverili, da patologie di natura sistemica come la sindrome di Down o alcune malattie del collagene, l’atopia e lo strofinamento continuo degli occhi.
Cheratocono: la cura
Quando è agli stadi iniziali il cheratocono può essere corretto con l’utilizzo di occhiali da vista. Avanzando nel suo decorso, per correggere l’astigmatismo irregolare è necessario applicare lenti a contatto. Nel momento in cui nemmeno le lenti a contatto riescono a correggere il difetto visivo, la cura del cheratocono può prevedere trattamenti di tipo chirurgico.
Le terapie chirurgiche prevedono diverse opzioni, tra cui:
- Cross-Linking corneale. Particolarmente indicato per le fasi iniziali di evoluzione
- Rimodellamenti corneali associati a Cross-Linking
- Impianto di anelli intrastromali
- Cheratoplastica lamellare anteriore profonda (DALK)
- Cheratoplastica perforante (PKP)
- Trapianto di cornea
L’importanza della prevenzione
Il cheratocono è una patologia di natura ereditaria, il modo migliore per contrastarla è certamente la diagnosi precoce. Trattare la malattia in fase iniziale permette di correggere i difetti visivi con strumenti poco invasivi, ritardare la diagnosi può significare dover ricorrere a trattamenti di tipo chirurgico o addirittura al trapianto di cornea.
Presso il MiniHospital “Sandro Pertini” è possibile sottoporsi ad una visita oculistica approfondita, in grado di restituire un quadro completo della situazione clinica del paziente e fornire tutte le indicazioni necessarie per trattamenti e interventi specifici. Grazie alla sala allestita per la chirurgia oftalmica, per i casi che lo richiedono è possibile sottoporsi ad intervento chirurgico.