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Screening mammografico: l’importanza della prevenzione

17 Dicembre 2020
17 Dicembre 2020 Amministratore

Lo screening mammografico è lo strumento principale che permette la diagnosi precoce del tumore al seno. Per screening si intende la verifica dell’eventuale presenza di una malattia, quando ancora non sono presenti i sintomi che la caratterizzano: permette di individuare una patologia in fase precoce e quindi di disporre di maggiori possibilità di guarigione.

Insieme a quello della cervice uterina e a quello del colon, il tumore della mammella è l’unico tipo di tumore che può essere diagnosticato precocemente.

L’importanza della prevenzione appare evidente se si guarda ai dati più recenti: il cancro al seno è la forma di neoplasia più frequente in assoluto per incidenza nella popolazione femminile. Si stima che nel 2018, in Italia, abbia colpito circa 53mila donne (erano 48mila nel 2015). Se l’incidenza aumenta, gli ultimi anni hanno fatto registrare un calo del tasso di mortalità di quasi l’1% ogni anno, un arretramento dovuto alla diffusione progressiva delle attività di screening mammario.

Il test che permette la diagnosi precoce è la mammografia, per questo si parla di screening mammografico. Se effettuata nella fascia di età compresa tra i 50 e i 69 anni, questo tipo di esame è in grado di ridurre sensibilmente la mortalità per tumore al seno. La riduzione del tasso di mortalità è meno importante nelle donne nella fascia di età superiore (over 70) e inferiore (dai 40 ai 49 anni).

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Cosa è la mammografia

La mammografia è un esame radiografico. Attraverso l’emissione di radiazioni a basso dosaggio (non dannose), offre informazioni preziose su microcalcificazioni e noduli di piccole dimensioni (non visibili con l’ecografia) o neoplasie in stadi iniziali. E’ utile per le donne che con l’avanzare dell’età presentano una mammella in involuzione adiposa, caratterizzata cioè dalla riduzione di tessuto ghiandolare e dalla presenza invece di una buona quantità di tessuto grasso. Quando il referto della mammografia non è sufficientemente chiaro, il principale esame diagnostico di approfondimento è rappresentato dall’ecografia.

Cosa è l’ecografia mammaria

L’ecografia mammaria viene definita esame di seconda istanza che serve per la valutazione della mammella. E’ consigliato alle donne che hanno superato i 40 anni e che quindi eseguono come esame preliminare una mammografia in funzione preventiva nei confronti del tumore al seno. L’ecografia mammaria viene svolta solo nel caso in cui si evidenzi nell’immagine del referto una zona di densità diversa, per la quale è necessaria una ulteriore indagine di tipo appunto ecografico.

Lo screening senologico risponde a logiche diverse nel caso di donne con situazioni particolari. Per le donne che hanno una mutazione genetica dei geni BRCA1 e BRCA2, una mutazione che espone a un rischio maggiore di sviluppare un tumore della mammella, lo screening seno deve essere svolto a partire dai 25 anni di età.

Lo screening mammografico nei casi di mutazioni genetiche

Secondo i dati più recenti, una percentuale compresa tra il 5 e il 7% dei tumori della mammella è collegato a fattori di rischio di tipo genetico, i più diffusi sono la mutazione dei geni BRCA1 o BRCA2.

Per le donne sane ma che hanno alle spalle un’importante familiarità con il carcinoma del seno, oltre che per quelle portatrici di una mutazione dei geni BRCA1 e BRCA2, le ultime indicazioni prevedono una risonanza magnetica con mezzo di contrasto ogni 12 mesi, associata a seconda dei casi alla mammografia o all’ecografia mammaria.

Questa modalità di screening mammario dedicata a chi ha fattori di rischio più elevati viene effettuato solitamente a partire dai 25 anni. In alternativa, una volta verificato a quale età i membri della famiglia hanno sviluppato il carcinoma, si fa iniziare l’attività di screening al seno 10 anni prima dell’età di insorgenza del tumore.

Lo screening mammario per le donne che hanno fatto radioterapia al torace

Quello della familiarità con il tumore della mammella non è l’unico caso in cui l’attività di screening deve essere avviata precocemente. Anche le donne che nella fascia di età compresa tra i 10 e i 30 anni sono state sottoposte a radioterapia al torace per curare un caarcinoma hanno un rischio più alto di sviluppare un cancro della mammella, proprio a causa dell’irradiazione.

Anche per loro è previsto un programma di screening mammografico specifico a partire dai 25 anni o almeno da 8 anni dopo la radioterapia. Questa modalità prevede una risonanza magnetica con mezzo di contrasto da effettuarsi ogni anno, associata a una mammografia bilaterale o a una tomosintesi con ricostruzioni 2D.

Che succede se l’esito dell’esame è positivo

In caso di esito positivo dello screening mammario, la donna viene invitata a eseguire una seconda mammografia, un’ecografia al seno e una visita clinica con l’obiettivo di confermare l’effettiva presenza di un tumore. Solo successivamente si procede con il trattamento, che nella quasi totalità dei casi prevede l’intervento chirurgico.

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